I Cinque Tibetani sono una pratica di esercizi, chiamati anche riti dai lama dei monasteri tibetani, che possono contribuire al benessere del corpo, della mente e della psiche con il risveglio dell’energia vitale. Questa pratica si collega alla tradizione orientale dei sette centri energetici, che nella tradizione indiana vengono chiamati chakra e che sono presenti nel corpo umano.
In un organismo sano ciascuno di questi centri svolge senza impedimenti la sua funzione di permettere all’energia vitale, detta anche prana o energia eterica, di scorrere verso l’alto, ; qualora sussistano problemi fisici o psicosomatici, il movimento di questi vortici rallenta e il flusso di energia vitale viene inibito o bloccato, per cui l’energia vitale non scorre attraverso l’organismo.
Attraverso gli esercizi dei Cinque Tibetani, che possono rappresentare una forma di meditazione attiva, si può prendere coscienza di sè stessi e del proprio corpo, riacquistare forza, salute e vitalità in quanto si contribuisce a far riprendere il normale movimento dei chakra. I cinque esercizi dei tibetani per essere efficaci devono essere svolti tutti e cinque in sequenza. Si può iniziare con un ciclo di tre ripetizioni di ogni esercizio e dopo qualche giorno aggiungere due ripetizioni, aumentare successivamente di due in due per volta fino ad arrivare a ventuno ripetizioni.
I cinque riti funzionano sostenendosi tra di loro. Senza affaticarsi e ascoltandosi nel ritmo personale, si può aumentare gradatamente. Un aspetto importante è una pratica regolare, più che la quantità di ripetizioni che si eseguono.
Rito numero uno: rotazione su sé stessi
Mettersi in piedi, in posizione eretta e allargare le braccia in modo da portarle orizzontali al pavimento con i palmi aperti delle mani volti verso il basso. I piedi paralleli e un poco divaricati, le ginocchia morbide, sentendosi flessibili, rilassati e ben radicati al pavimento.
Ruotare su sé stessi senza spostarsi dal punto di partenza, il movimento rotatorio deve essere fatto da sinistra verso destra, in senso orario. Per evitare capogiri, può aiutare fissare un punto fisso davanti a sé. Quando ci si ferma dopo il numero di ripetizioni prestabilito, può essere utile raccogliere le mani davanti al corpo per centrarsi.
Rito numero due: gambe in alto
Stendersi supini sul pavimento o su un tappetino con le braccia lungo i fianchi e appoggiare i palmi delle mani sul pavimento tenendo le dita unite. Sollevare la testa fino all’inizio delle scapole, piegando il mento sul petto e sollevare le gambe in posizione verticale con le ginocchia tese e il bacino a terra. Avviare le ripetizioni, riportando a terra sia la testa che le gambe. Se non si riesce con le gambe tese, si possono anche piegare le ginocchia. Per la respirazione, inspirare quando si sollevano le gambe ed espirare quando si abbassano, nella pausa tra un’esecuzione e l’altra respirare profondamente.
Rito numero tre: l’arco
Mettersi in ginocchio sul pavimento con le dita dei piedi puntate a terra, il corpo eretto con le braccia distese e le mani appoggiate sui muscoli posteriori delle cosce, per evitare di inarcare la schiena all’altezza delle lombari. Inclinare in avanti il collo e il capo con il mento ripiegato sul petto. Dopo inclinare il capo all’indietro e inarcare la schiena all’indietro afferrando le cosce posteriori con le braccia e le mani. Si inspira quando si inarca all’indietro e si espira quando si torna in posizione iniziale.
Rito numero quattro: la tavola
Sedersi a terra con le gambe distese e divaricate alla distanza delle spalle. Tenere il busto eretto e appoggiare i palmi delle mani sul pavimento accanto ai glutei con le dita rivolte verso i piedi. Piegare il mento in avanti sul petto, sollevare il corpo da terra piegando le ginocchia, con le braccia tese e volgere il capo all’indietro fin dove possibile, assumendo la posizione di un tavolino dove il busto dovrebbe formare una linea retta orizzontale al pavimento, le braccia e la parte inferiore delle gambe una linea verticale perpendicolare al pavimento. Inspirare quando si solleva il corpo espirare quando si scende a terra, con una respirazione di riposo tra una ripetizione e l’altra.
Rito numero cinque: piegamenti verso l’alto e verso il basso
Il corpo rivolto verso al pavimento, poggiare le mani all’altezza del busto e flettere le dita dei piedi posti alla stessa distanza delle spalle. Stendere le braccia dritte perpendicolari al suolo e la schiena inarcata verso l’alto. Il corpo risulta in curvato all’indietro. Dopo piegare il capo in avanti e salire con il bacino sollevando il corpo formando una lettera V capovolta, ripiegando il mento sul petto. Inspirare quando si solleva corpo ed espirare quando si abbassa.
Effettuare ogni rito per il numero di ripetizioni stabilito.